Oggi parliamo di arte e vi presentiamo Tinkebell, una ragazza olandese diventata famosa per le sue opere disturbanti e controverse. C’è chi la considera un’artista e chi la odia a morte, ma la cosa più importante – prima di tutto – è capire.

Tinkebell
L’artista olandese Tinkebell con una sua opera.

Guardate la foto qui sopra. Cosa ci vedete? A prima vista, verrebbe da dire, è una ragazza con un pelouche. Ma c’è qualcosa che non va, qualcosa che vi disturba e vi mette a disagio. Ad un certo punto capite di cosa si tratta e provate un misto di repulsione, paura e forse anche rabbia.
Il pelouche è un cane. Cioè un vero cane – un animale trasformato in un giocattolo.
Le opere di Tinkebell (nome d’arte di Katinka Simonse) seguono quasi tutte questo filone.
Animali trasformati in giocattoli, alterati, smontati, trasfigurati.
Una forza espressiva giocata sul contrasto tra il ludico e il tragico, tra l’innocenza e la (almeno apparente) crudeltà.

Tinkebell - Sam
Sam, il cane-carillon.

Se Tinkebell intende senza dubbio provocare, non si tratta però di provocazioni gratuite: le sue opere sottolineano l’ambivalenza e l’ipocrisia che stanno alla base della nostra società. Utilizziamo pellami per creare accessori e capi d’abbigliamento, ed è una cosa che accettiamo senza problemi purchè la violenza necessaria a produrli sia ben nascosta. La borsa-gatto di Tinkebell invece ci mette ribrezzo, perchè la violenza è lì, palese, evidente, palpabile. Ci dice “non fate finta di non vedere”.

Tinkebell - Pinkeltje
Tinkebell – “Il mio caro gatto Pinkeltje”

Poco importa il fatto che gli animali usati da Tinkebell siano tutti “roadkill”, cioè animali morti in incidenti stradali, o comunque per altre cause, poco importa che lei sia vegetariana, poco importa che lei abbia sempre chiarito la sua posizione e le sue intenzioni: in poco tempo cominciano a circolare storie orribili sul suo conto e sulle sue gesta, sopratutto tra gli attivisti per i diritti degli animali.
Tinkebell strappa gli occhi ai criceti.
Tinkebell tortura i cani.
Tinkebell uccide i pulcini appendendoli a testa in giù.
Tinkebell fa bere vernice ai cani e poi li fa vomitare sulle tele per farne dei quadri.
Tutto rigorosamente falso, tutto creduto senza il minimo dubbio.

Le voci girano anche tra la gente comune, che come si sa ha poca voglia di controllare la veridicità delle fonti delle sue conoscenze e anche molta disponibilità a trovare qualcuno da odiare e crocifiggere.

Tinkebell - Baltasar
Baltasar

Tinkebell raccoglie consensi ma anche indignazione, e l’indignazione si traduce in petizioni on-line contro di lei, insulti e anche minacce di morte.
Così tante che ha pubblicato un libro: “Dearest Tinkebell”, in cui colleziona i messaggi, le hate mail, i commenti che ha ricevuto su internet (solo l’1%, tra l’altro).
Ne viene fuori il ritratto di un’umanità spogliata dalle maschere e dalle inibizioni sociali, un’umanità che credendo di essere “dalla parte dei buoni” si lascia andare a un’odio irrazionale, brutale, feroce.
Forse è proprio questo libro la sua opera migliore.

What the fuck is wrong with you, you sick little freak. […] I hope someone finds you and skins you alive, you deranged motherfucker. Die!

Che cazzo hai che non va, tu, piccolo mostro malato. […] Spero che qualcuno ti trovi e ti spelli viva, puttana deviata. Muori!

da “Dearest Tinkebell”

Se quello che avete letto ha destato il vostro interesse potete trovare una gallery dedicata a Tinkebell e alle sue opere nella nostra pagina Facebook e un’intervista in italiano su questo sito.
Qui invece il sito ufficiale dell’artista.

One Response

  1. Non condivido assolutamente questa forma di messaggio ….lo chiamo messaggio perché arte non è .
    Ci sono modi più civili e altrettanto chiari per esprimere dissenso per l uso o abuso in fatto di pellicce ecc
    Quando ho visto la foto ho provato pena per quel povero animale. E non mi interessa come è quando è morto è inciviltà. Non è protesta