Probabilmente vi sarà capitato di sentire il termine body modification.
Al di là del significato letterale del termine (modifica del corpo, vabbè) si tratta di una corrente artistica piuttosto estrema che vede come “oggetto” d’arte il corpo umano stesso. Sul perchè si tratti di una forma d’arte (o moda, se preferite) che non ha un gran numero di adepti credo che non ci sia bisogno di nessuna spiegazione. Basta una foto:

grinding_body_modification
De gustibus…

Se avete provato un moto di disgusto o per lo meno un certo disagio non preoccupatevi, è normale. Normale, intendo, nel senso che capita a molta gente, non che ci sia qualcosa di male. Ci tengo a precisarlo.

In ogni caso, da un inaspettato incontro tra la body modification e la tecnologia nasce la corrente del grinding, ovvero il tentativo di modificare il corpo non tanto per motivi estetici, quanto per aggiungere nuove “funzioni”.

Il mercato della tecnologia consumer del resto ci sta abituando sempre di più alla presenza di dispositivi che interagiscono col nostro corpo: dai braccialetti “smart” per gli sportivi ai progetti di neuroware di cui abbiamo già parlato qualche giorno fa.
La cultura del grinding si inserisce nello stesso filone, ma con una visione molto più radicale della semplice tecnologia indossabile: ovvero quella dell’integrazione fisica tra il corpo umano e la macchina o almeno materiali non-biologici.

Progetti iniziali

I progetti di cui sono venuto a conoscenza riguardo al mondo del grinding sono per adesso piuttosto primitivi e anche di dubbia utilità e sono essenzialmente degli impianti sottocutanei di vario tipo:

Microchip. Un po’ come quelli che vengono usati in veterinaria. Permettono di immagazinare dati sul possessore e di essere utilizzati per vari scopi, come aprire serrature elettroniche predisposte o loggarsi su siti internet tramite un sensore.
Sensori biomedici. Sensori da inserire sotto la pelle che monitorano la temperatura corporea, il battito cardiaco, l’attività elettrica del cervello ecc.
Magneti. Magneti inseriti nei polpastrelli permettono di afferrare agevolmente piccoli oggetti metallici e sopratutto di percepire i campi magnetici grazie ai movimenti che il magnete compie quando si trova in contatto con uno di essi.

Cose come i trasformatori, i forni a microonde e le ventole dei computer diventarono interattivi in un modo tutto nuovo. Ogni oggetto ha il suo campo specifico, che varia per forza e “texture”. Iniziai ad avvicinare il dito a qualsiasi cosa potessi, provando sensazioni grazie al campo invisibile di ogni oggetto dotato di campo magnetico.

Dal sito Gizmodo

grinding_magnete_impianto
Impianto magnetico.

Come ho detto prima, si tratta di applicazioni piuttosto rudimentali, e se aggiungiamo anche il fatto che la maggior parte dei grinders si danno al loro hobby all’interno di laboratori improvvisati nella cantina di casa, probabilmente ne abbiamo abbastanza per liquidare la faccenda come la mania di un manipolo di pazzi incoscienti.

La filosofia del grinding

Tuttavia, anche se le maggior parte delle applicazioni fin ora prodotte dai grinder sono discutibili, la filosofia che sta alla base può aprire un bel po’ di spunti di discussione sulla natura dell’essere umano, sui suoi limiti e sulla valicabilità dei limiti stessi.
Le protesi per i soggetti mutilati, ad esempio, sono universalmente accettate e anzi considerate grandi conquiste nel campo della medicina.
Tuttavia qualsiasi intervento – parlo di interventi teoricamente molto più radicali di quelli dei grinders odierni – volto ad aumentare le capacità di un corpo che già funziona bene viene al contrario visto in modo negativo, quasi come se ci fosse una sorta di “sacralità” dell’essere umano che deve essere rispettata.

Sono davvero curioso di sapere cosa ne pensate voi lettori al riguardo.

Se questo articolo ha destato il vostro interesse potete trovare altre notizie interessanti nel sito Grindhouse Wetware e nell’articolo di Gizmodo da cui è tratta la citazione. Ovviamente non dimenticate di piacerci su facebook e condividere l’articolo.