Ci siamo inoltrati nello spazio profondo del digitale terrestre facendo zapping tra i canali fino a cui nessun mortale aveva mai avuto il coraggio di spingersi. Ed è stato un viaggio terrificante.

 

La maggior parte dei film sull’argomento “droga” ha una struttura simile.

Di solito iniziano in modo ironico, leggero e divertente per poi diventare sempre più seri, più cupi e più drammatici.

Nella discesa verso il baratro la miseria e la disperazione si fanno via via più intense e ineluttabili. Alla fine è l’inferno sulla terra, la perdizione totale, il dolore che ti sommerge totalmente.
Se avete visto Requiem for a Dream, ad esempio, sapete di cosa parlo.

Ieri ho avuto un’esperienza simile.
Sono rimasto solo a casa con un bicchiere di Ballantine’s e la tv accesa. E ho avuto l’idea di scorrere tutti i canali del digitale terrestre.

Io la tv non la guardo praticamente mai, e nella mia ingenuità pensavo che ci fossero più o meno un centinaio di canali.
Invece no, continuavo a premere p+ e c’era sempre un canale successivo. Sono centinaia.

Come in un film sulla tossicodipendenza, man mano che andavo avanti quello che vedevo si faceva più cupo e inquietante, la vita quotidiana sembrava più lontana e irraggiungibile e le possibilità di tornare indietro sempre più scarse.

 

Il viaggio inizia con la televendita di “sweat shapers”. Ovvero i buoni vecchi inutilissimi pantaloncini per fare sudare la pancia e il culo. Il filmato è degli anni 90, almeno a giudicare dalla qualità dell’immagine e le pettinature, e una bionda vestita come se stesse andando a fare aerobica illustra i vantaggi degli sweat shapers.

Ti alleni? Sudi! Ti riposi? Sudi lo stesso!”.

Al secondo “sudi” parte la zoommata sul lato b di una ragazza che si abbassa gli shorts rivelando un sudatissimo culo perfetto. Anche se l’espressione “culo sudato” non è molto erotica devo dire che la vista in sè è abbastanza gradevole.

Culi tondi, torniti, perfetti e sudati frutto di anni squat.

Ok per il casting. Rimango un po’ a guardare culi sudati a tutto schermo, ma la televendita è montata in una specie di loop alienante, le stesse immagini ritornano ogni tot secondi sempre uguali, gli stesi culi, gli stessi gesti, le stesse parole.
Ti alleni? Sudi! Non ti alleni…
Cambio canale.

Poco più avanti trovo, di fila, due o tre canali erotici praticamente uguali. E subito rimpiango i culi sudati della televendita.
Filmato in bianco e nero, scritte invitanti in testo colorato: la padrona, ascoltami fare sex (sex, non sesso), ragazze bollenti. E numeri di telefono.
Le ragazze non sono bollenti, stanno sbracate su un divano a toccarsi svogliatamente con lo stesso sguardo di una casalinga davanti ai panni da stirare. Mora e bionda, come da tradizione.
La bionda ha delle tette fintissime – hanno la forma di due arance attaccate con lo scotch ad un corpo che non c’entra niente – che ogni tanto stringe improvvisamente con uno sguardo che vorrebbe essere sexy ma assomiglia a quello di chi ha un crampo al polpaccio.
Forse ha le fitte, l’intervento ha avuto effetti collaterali imprevisti e ora le fanno male le tette.
Mi immagino il backstage, dietro la telecamera qualche mafioso dell’est europa che tiene una pistola puntata contro le ragazze. Qualcuno che muore nella stanza accanto con un’overdose da crack.
Cambio canale.

Ancora sesso, ancora inquietudine.

Una coppia a letto, sotto le coperte. Lui di sopra che se la scopa, lei nel frattempo fa i cruciverba, legge il giornale, prende le telefonate.

Le donne si sa, sono multitasking.

Una voce fuori campo illustra il problema dell’uomo del video che non riesce a soddisfare la sua donna, e suggerisce l’uso del gel miracoloso ICBQ (o qualcosa di simile). E’ un gel che si spalma sull’uccello prima del rapporto e dà un’erezione istantanea e duratura e costa settanta euro a flacone.
Nella scena successiva l’uomo è solo sotto le coperte, triste perchè la sua donna l’ha fanculizzato. Assomiglia a Borat con 10 kg in più, un uomo solo e peloso. Sembra che gli abbiano cucito uno zerbino sul petto.
Ad un tratto il viso dell’uomo si illumina: ho un’idea!
Ho troppa paura di vederlo spalmarsi il gel sull’uccello.
Cambio canale.

Eros cede il posto a thanatos.

Anche qui il filmato è in bianco e nero.
C’è una vecchia che non riesce a sedersi sul cesso. Le sue gambe tremano e il suo sguardo è vuoto. Si inclina un po’, sembra che stia per perdere l’equilibrio e cadere e fracassarsi la testa sulla tazza. Si raddrizza. Rinuncia.

Poi un uomo sulla cinquantina, obeso. Sempre bianco e nero, stessa scena: barcolla verso il cesso ma non riesce a sedersi. La telecamera indugia sulla pancia gonfia dell’uomo e sull’orribile golfino a righe che io immagino bordeaux anche se il video è in bianco e nero.
La soluzione per queste persone è “ti sollevo”, il montacarichi per il cesso.

Due braccia robotiche a cui appoggi il tuo culo e ti depongono sulla tazza mentre la vita si appressa alla fine e fuori piove e fa freddo.
Il video diventa a colori (perchè adesso sono felici), la vecchia e l’uomo grasso vengono agevolmente deposti sul cesso da “ti sollevo” ed esibiscono sorrisi umidi e sdentati. Il golfino dell’uomo grasso era davvero bordeaux.
“Ti sollevo” a Catania suona come “ti scopo”.

Eros e Thanatos
Eros e Thanatos nel digitale terrestre

Dalle notti infuocate della gioventù al montacarichi per il cesso, quindi.

Ho paura a cambiare canale, ma lo faccio lo stesso. Forse non avrei dovuto farlo.

Vedo un cadavere. Un cadavere disteso sul letto. No, è un’altare. Un altare con un cadavere. Non è un video, è un’immagine fissa.

Sono su Padre Pio TV.

Non so come descrivere il programma che trasmettono. Non so nemmeno se si può definire un programma: c’è la foto del cadavere di Padre Pio, immobile, e delle voci di sotto che pregano, e basta.
Fuori è notte fonda, ho paura – padre nostro che sei nei cieli – pelle bianca, o è una maschera di cera? Dopo dieci minuti l’immagine è ancora là, venti minuti, trenta. Le voci sono ancora lì – sia santificato il tuo nome, benedetto il frutto…-

Penso di cambiare canale.

Poi rifletto. Sesso -> sesso con prostitute -> impotenza -> vecchiaia -> morte.

Il prossimo canale non può che essere l’inferno.
Non ce la faccio.

Off.

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