Abbiamo obbligato il nostro Dr. Bozer a guardare con noi il festival, e lui malvolentieri ci ha accontentato. Poi si è chiuso in bagno e quando è uscito ci ha dato un articolo scribacchiato con la stilografica su un pezzo di carta igienica. “E ora lasciatemi in pace”, ha detto.

Come avrete notato, qui all’Osservatore Bipolare stiamo seguendo con trepidazione gli sviluppi del festival. O per lo meno gli altri della redazione lo stanno facendo e hanno cercato di coinvolgermi.
Io gli ho spiegato che l’ultima volta che ho visto Sanremo ho avuto uno sfogo cutaneo e mi hanno dovuto ricoverare, ma non mi hanno creduto.

Così c’era la TV accesa e tutti assorti nello spettacolo, mentre io stavo un po’ in disparte a fare cose più interessanti come contare le mattonelle e leggere i fondi di caffè dalle tazzine abbandonate nel lavandino da tre giorni.

Ogni tanto i ragazzi della redazione cercavano di attirare la mia attenzione sullo spettacolo usando intelligentemente alcune parole chiave. Tipo “tette”.
Ok, le tette di Arisa sono più famose delle sue canzoni – tanto che ne abbiamo già parlato – però la regia era davvero pessima. Cioè, c’è un’unica cosa interessante e non fai nemmeno un primo piano? No, non va bene.

Più tardi mi richiamano perchè c’è Laetitia Casta. Ora io di lei mi ricordavo tre cose: i denti da coniglietta che ai tempi della scuola media avevano dato adito a battute che qui non posso ripetere, una foto mozzafiato sulla spiaggia e quella volta che fece la soubrette al festival e ci annunciò che durante la pausa pubblicitaria era andata a fare la pipì.
Non avrebbe cambiato il mondo ma faceva tenerezza e non si dava arie pur essendo bella. Mi piaceva.

Laetitia Casta sanremo
Questa donna vogliamo ricordarla così.

Adesso me la ritrovo un po’ scaduta, mentre canta male e balla peggio “Ma dove vai se la banana non ce l’hai?”.
Sembra che abbia fatto un corso di formazione ad Arcore su: “Come diluire il proprio fascino in una valanga di volgarità. Stage incluso (200 ore), no possibilità di assunzione”.
E io al posto di Fazio come conduttore avrei voluto vedere Ron Jeremy – magari con Sylvia Saint e Gianna Michaels come soubrettes – lui avrebbe saputo dire qualcosa sull’argomento, ne sono sicuro.

Ron jeremy sanremo
Ron Jeremy: la nostra proposta per condurre Saremo 2015

Torno per un po’ a guardare nel vuoto fino a quando mi chiamano ancora una volta: c’è la Littizzetto che scimmiotta la Carrà e la Carrà che scimmiotta la Littizzetto che scimmiotta la Carrà. Un po’ complicato, lo so.
Però questa cosa ha catturato il mio interesse, sopratutto per quel famoso passo di danza (danza…) in cui lei – la Carrà – si inarca all’indietro mentre canta. E io pensavo “dai dai, questa è la volta buona che si spezza e si richiude come uno stendino”.
Sapete com’è, con l’osteoporosi e tutto il resto.
Ma anche questo evento interessante ci è stato negato.

 

stendino carrà sanremo

Illustrazione dettagliata di quello che mi aspettavo dalla performance della Carrà.

Rufus Wainwhright, poi, mi ha deluso. Ne avevamo già parlato in questo articolo, pregandolo di fare qualcosa di offensivo e blasfemo. Ma forse lui non ci legge e non ha fatto niente di particolare, nemmeno un “goddamn” sussurrato tra i denti, che quello non si nega a nessuno. Peccato, Rufus, la prossima volta invitate gli Impaled Nazarene per andare sul sicuro.

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E sì, voglio le cheerleader con i mitra!

PRO Paradigma dello stendino: riflessioni filosofiche sullo scorrere inesorabile del tempo.
CONTRO Paradigma dello stendino: se sono dovuto andare in bagno per scrivere l’articolo un motivo c’è.