“Prepariamoci” di Luca Mercalli è un libro che si occupa di sostenibilità, dell’esaurimento delle risorse e del modo di affrontare l’incombente crisi energetica.

Prepariamoci
Copertina del libro in questione

Ho finito da poco di leggere un libro consigliatomi da un amico: si chiama “Prepariamoci” e l’autore è un tizio di nome Luca Mercalli, un metereologo famoso per essere stato spesso ospite del programma “che tempo che fa” di Fabio Fazio.

Il libro in questione affronta il tema dello sviluppo sostenibile da due angolazioni diverse: la prima è in qualche modo “globale”, ovvero definisce – partendo da una costellazione di episodi e fatti particolari – il problema generico dello sviluppo e dei suoi limiti.

Nella seconda parte – che è quella più interessante – affronta invece una tematica differente. Ovvero tutti gli accorgimenti che già da oggi possiamo mettere in atto individualmente e come gruppi di persone per diminuire l’impronta ecologica delle nostre vite e garantirci energia e cibo anche se una crisi brusca e devastante dovesse abbattersi su di noi.

La prima parte l’ho trovata in realtà piuttosto debole e ripetitiva, ma probabilmente non era nelle intenzioni dell’autore sviscerare dati e previsioni in modo preciso. Ed è un peccato perchè dobbiamo fidarci delle sue parole, o in alternativa, andare a fare ricerche per conto nostro.
Ma passi, fare ricerche per conto nostro non è certo un problema.

Il limite più immediato allo sviluppo descritto in questa prima parte del libro, comunque, riguarda l’esaurirsi dei combustibili fossili.
Mercalli afferma che anche se riuscissimo a recuperare energia da fonti alternative – esempio attraverso i pannelli fotovoltaici – la disponibilità di energia sarebbe comunque minore di vari ordini di grandezza rispetto a quella garantita attualmente dal petrolio.

Sinceramente non la penso così, quantomeno non completamente.
Sul piano tecnico infatti si compiono progressi costanti e continui ad un ritmo esponenziale, progressi di cui nel libro non si tiene conto.
Il che significa che la velocità dell’innovazione tecnologica sta accelerando, e che tra vent’anno potremmo possedere pannelli fotovoltaici economicissimi, molto più efficienti e in gran quantità.
Magari (forse non tra vent’anni) piazzati oltre l’atmosfera terrestre, perchè no?

Così come, ad esempio, la produzione di cibo potrebbe essere svincolata dall’agricoltura come la intendiamo oggi – è già stato creato il primo hamburger sintetico, del resto – per cui anche l’esaurimento del suolo agricolo non è un problema totalmente irrisolvibile.

Tuttavia il fatto che una cosa sia tecnicamente realizzabile non vuol dire che di fatto sarà realizzata, o che sarà comunque realizzata in tempo.

prepariamoci mercalli
Luca Mercalli con l’inconfondibile papillon

Non è assurdo pensare che prima che un’ondata di nanotecnologie avanzatissime ci catapulti in una nuova era di abbondanza l’umanità – o per lo meno alcuni paesi – possa attraversare periodi di durissima scarsità materiale lunghi anche decine di anni.

Alla luce di questo, la seconda parte del libro è un interessante “piano B” (anche l’autore usa queste parole), nel caso in cui tutto dovesse andare a puttane. Del resto anche trovandomi su una nave ultrasicura e ultracomoda mi farebbe piacere avere a disposizione delle scialuppe di salvataggio.

Questo piano include l’autoproduzione del cibo attraverso orti privati, la progettazione di case coibentate che non dissipino il calore, l’uso del fotovoltaico per produrre energia e sopratutto una serie di piccoli accorgimenti necessari per ridurre gli sprechi.

Molti degli accorgimenti che propone Mercalli avrebbero anche l’effetto di ridurre i costi economici della nostra sussistenza, il che in questi anni di crisi e governi corrotti sarebbe parecchio utile.

Alla fine del libro c’è in appendice una breve storia intitolata “2084”, che ritrae – anche se con parole malcelatamente compiaciute – un mondo al limite del distopico, in cui la scarsità energetica limita drasticamente tutte le attività umane e a cui l’umanità si è dovuta adattare per non perire.

Ora, in un mondo del genere – descritto a tratti come più autentico, più vero e più armonioso – io non vorrei mai vivere, ma prepararlo come piano di salvezza nel caso in cui ci sia da scegliere tra di esso e morire di fame non mi sembra irragionevole.

Pro Prepariamoci: un efficace piano B per salvarci dalla crisi
Contro Prepariamoci: deve rimanere un piano B. Pensiamo anche al piano A

Ps: l’Osservatore Bipolare sta cercando di ingegnerizzare piante su cui crescano bottiglie di birra. Se anche tu vuoi aiutare la ricerca  mettere un mi piace alla nostra pagina fb.