La Local Motors produce auto artigianali seguendo i suggerimenti, i disegni e le richieste provenienti dalla rete. E a giudicare dalla loro prima creazione sembra che siano sulla buona strada.

local motors grey
Un’esempio della drastica riduzione della biodiversità automobilistica.

Non so se è una mia impressione o anche voi la pensate allo stesso modo.
Da un po’ di tempo a questa parte ogni volta che esce un’auto nuova (a meno che non sia una supercar da millemila miliardi di euro), il primo gesto che mi viene in mente di fare è una scrollata di spalle.
Per quanto la tecnica compia passi da gigante, dal punto di vista dello stile da un po’ di tempo le auto sembrano tutte uguali.

Le citycar sono tutte uguali, i minisuv sono tutti uguali, le berline sono più o meno tutte uguali.
Anche le sportive in fondo sono tutte uguali, escluse quelle che possono permettersi solo i miliardari.
Ci sono un bel po’ di auto che mi piacevano quando ero bambino – come ad esempio la Citroen XM o la Mehari – che semplicemente non hanno lasciato discendenti nel mercato automobilistico odierno.
Trovate creativamente geniali che sono andate perdute nel nome dell’omologazione dilagante.

C’è una ragione per questo, ed è il fatto che in un mondo sempre più globalizzato le case automobilistiche cercano di costruire veicoli da vendere in tutto il mondo. E quando fai una cosa per accontentare tutti di solito finisce che non accontenti nessuno.

Che palle.
Quando le compagnie automobilistiche dicono che fanno così perchè è quello che chiede il mercato non intendono dire che è quello che la gente vuole, ma quello che conviene produrre minimizzando i rischi. La gente si accontenta.
E questo significa che nessuno è disposto a rischiare e l’industria automobilistica mondiale sta sprofondando nel più completo piattume.

Ma qualcosa si muove negli Stati Uniti: sono venuto a conoscenza di una piccola compagnia chiamata Local Motors che ha deciso di agire in modo diverso.
Alla Local Motors credono nell’open source e quindi hanno aperto il loro sito ai suggerimenti della rete. Chiunque può loggarsi e suggerire quello che gli piacerebbe avere in un’auto o in una moto, o progettare un’accessorio o un componente.

Non solo, se il progetto è valido loro ti mettono a disposizione la loro officina e le loro competenze per costruire il prototipo. E se il prodotto va in produzione il designer guadagna una percentuale sui volumi di vendita.

La prima auto venuta fuori dall’officina americana è stata disegnata in gran parte dagli utenti del sito, e a giudicare da quello che è venuto fuori sembra che quello che la gente vuole sia un mostro da rally con la targa.
Che sorpresa eh?

Local Motors Rally Fighter
La Rally Fighter con l’immancabile aereo da guerra.

La mia speranza nel futuro è che le tecnologie di cad/cam e il principio della modularità possano trasformare radicalmente l’industria automobilistica dando a ognuno la possibilità di farsi un’auto su misura, o quasi.
Fantascienza? Oggi sì, domani forse no.

La Local Motors è una piccola azienda in cui gli operai montano le auto a mano, ma le grandi industrie potrebbero automatizzare il processo senza problemi.

Per adesso vi lascio alle splendide immagini della Rally Fighter, la prima auto disegnata con metodi open-source. Che è proprio un bel ferro.

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PRO auto open source: ognuno avrà l’auto che vuole
CONTRO auto open source: pure i tamarri che metteranno neon fosforescenti ovunque

Ps: anche l’Osservatore Bipolare funziona in modo open-source, se hai qualche articolo da sottoporci saremmo felici di pubblicarlo, e mi raccomando non dimenticare di mettere mi piace sulla pagina facebook.