Oggi è il 25 aprile e ci sta un post sul 25 aprile.
Ma questa volta sono in difficoltà, sinceramente mi viene difficile trovare un punto di vista che mi permetta di dirvi qualcosa di interessante.

25 Aprile, cosa scrivere, quindi?

Un post nostalgico sull’epopea partigiana?
No, e non perchè non sia una cosa da ricordare ma perchè già ve l’hanno ricordata in tanti, sicuramente gente più preparata di me sull’argomento.

Un post incazzato su come in realtà più che essere stati liberati siamo passati da un padrone all’altro?
Ci potrebbe stare, ma anche questa è una cosa che viene ripetuta tutti gli anni, sia dai (neo)fascisti che dai comunisti delusi dalla mancata rivoluzione.

Un post che vi avverta dei pericoli dei nuovi fascismi in crescita?
Beh sì, attenti ad alba dorata, a quelli lì con la tartaruga e ai nazi di varie marche e modelli.
Ma il problema sono davvero loro? Nell’epoca del capitalismo finanziario globale che si fa beffa di stati, nazioni e leggi locali loro mi sembrano più la mosca nella minestra. Una minestra che fa schifo già di suo, indipendentemente.
Non voglio minimizzare, voglio solo dire che anche se casa pound e alba dorata non esistessero la nostra società farebbe schifo lo stesso.

Il capitalismo finanziario non è fascista. E’ un male differente, forse peggiore forse equivalente, rispetto al fascismo. Gli antifascisti (o noi antifascisti, dovrei dire) dovrebbero smettere di etichettare come fascismo qualsiasi cosa negativa. Crea confusione e fa perdere credibilità.

Liberarci di nuovo.

Più che parlare di liberazione dovremmo pensare ad una liberazione futura. Perchè tanto liberi non siamo. O per meglio dire, siamo liberi in un certo senso, ma è una libertà inutile perchè è sempre più difficile capire da cosa siamo liberi.
Nel 1944 era facile identificare il nemico: era quello con la divisa nera e il fucile, e il più delle volte se avevi ancora dubbi i dubbi erano fugati immediatamente dal fatto che lui ti sparava addosso.
Oggi è più complicato: si tende a dare la colpa alla situazione economica come se fosse una sorta di entità immateriale. Il nemico è la disoccupazione, è il mercato.
Le fabbriche chiudono e lasciano una scia di disoccupazione e disperazione. I disoccupati si suicidano, gli imprenditori falliscono e si suicidano, e quelli che non si suicidano si incazzano contro il mondo intero. Ma è il mercato, dicono, che se non sei competitivo – e non ti sposti in un paese in cui non paghi le tasse e in cui la manodopera costa meno – il mercato ti stronca, tu fallisci e la fabbrica chiude comunque. Il nemico è il mercato.

E’ necessario superare questa empasse: nel gioco dello scaricabarili tra gli impreditori, i politici, il mercato, le banche, i piccoli criminali del “non posso fare altrimenti” nessuno sembra avere la responsabilità di quello che succede. Tutti – dal mega evasore allo scippatore sotto casa – hanno qualcun altro a cui addossare la colpa delle loro azioni.
Il punto è che noi italiani dovremmo essere fatti di un’altra pasta: dalle piccole cose a quelle grandi non dovremmo tollerare nessuna ingiustizia, nessun sopruso, nessun abuso di potere per quanto possa apparire piccolo e insignificante, nessuno scarico di responsabilità delle proprie azioni, nessuna forma di corruzione.
Invece il più delle volte accettiamo passivamente l’ingiustizia, lo sfruttamento, gli amici degli amici che hanno la precedenza sulla fila, la mafia che in fondo in fondo tanto male non è e via dicendo.
Non verrà mai un messia a salvare la situazione: dobbiamo diventare intransigenti, su tutti i fronti.

Giorno dopo giorno mi convinco sempre di più che se le cose vanno a puttane la colpa è un po’ di tutti. Anche vostra. Anche mia.

Siccome è il 25 Aprile comunque un canto partigiano ci sta.

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Adesso come da protocollo dovrei dirvi che se condividete l’articolo mi fa piacere e mi fa piacere anche se piacete la nostra pagina fb. Ma sono riuscito a farmi girare le palle da solo, quindi fate come vi pare. Ciao.