Il carnevale è alle porte e noi abbiamo un serio problema con la musica che sicuramente ascolteremo in giro. Che ci fa venire gli incubi. Abbiamo deciso di condividerli con voi.

Il carnevale è alle porte e io ho paura.
C’è un incubo che mi tormenta da quando ero bambino, e ogni volta che arriva carnevale sento i brividi che mi corrono giù per la schiena.

Non c’entrano pagliacci di stephenkinghiana memoria, il mio incubo riguarda la musica e ha un nome ben preciso: Macarena.
Lo so, la macarena non la ascolta più nessuno, ma è da lì che è nato il boom dell’oscena musica latinoamericana che deve essere suonata per forza durante le sfilate dei carri.
Ieri i Los Locos, poi King Africa con La Bomba – forse la canzone più brutta mai scritta – e qualche tempo fa Michel Telò con Ai si eu te pego.
Roba da arrossire fino ai capelli per la vergogna.
Sì è carnevale ma non siamo a Rio, porca puttana.

carnevale rio
Il carnevale di Rio è stupendo, ma lasciatelo a Rio.

Io a carnevale non esco perchè la vostra musica mi fa venire gli incubi.

Ero piccolo, otto anni, o sette. Immaginate una terrazza in una casa mezza fatiscente, festa di classe, credo, o il compleanno di qualcuno. I bambini che arrivavano in bici lungo la strada sterrata piena di pozzanghere inzaccherandosi di fango.
Arrivavano già unti, infangati, lerci.
Immaginate un tavolo di plastica ingiallito, con le patatine nelle ciotole e la cola-cola (quella fasulla troppo zuccherata e troppo poco gassata).
E la tovaglia a scacchi. Di plastica anch’essa, piena di buchi e bruciature di sigarette.

Dale a tu cuerpo alegria macarena

Era primavera, e ad alcuni colava il naso per via dei pollini e dello smog e della scarsa igiene personale, e andavano in giro col muco che pendeva giù dal mento. E si pulivano con le mani, pescando poi dalla ciotola delle patatine al formaggio.
Sudore acido.

Dale a tu cuerpo alegria macarena

Le patatine al formaggio cadevano per terra venendo polverizzate da quelli che con noncuranza ci camminavano sopra, col giallo del formaggio mischiato al grigio della polvere e al marrone del fango.
Di tanto in tanto si rovesciava anche un bicchiere di cola cola, per essere malinconicamente trascinato dalla brezza pesante di muffa e umidità fino al muro. La cola cola si mischiava alle patatine schiacciate e alla polvere e al fango. Tutto diventava un’organica e nauseabonda poltiglia multicolore.

Dale a tu cuerpo alegria macarena

Qualcuno cadeva a terra scivolando su tutta quella sozzura, e piangeva. O incolpava qualcuno di averlo fatto cadere, e allora facevano a botte.
Lacrime e sangue, lacrime e lividi, lividi e sangue, e la macarena in sottofondo.
Poco dopo una donna portò delle pizzette, così le mani unte di olio si sarebbe insudiciate più facilmente quando uno cadeva a terra e si doveva rialzare.

Dale a tu a cuerpo alegria macarena

Polvere e sudore e lividi e sangue e muco e olio e denti neri.
La donna aveva un grembiule giallo piscio, scolorito, bucato, macchiato. Capelli grigi legati all’indietro tenuti fermi con un orribile fermaglio giallo, di plastica, rughe profonde di una giovinezza sfiorita anzitempo, e occhi già morti. Pelle di cartone, non abbronzata, marrone, secca, squamosa. Pantofole bordeaux scolorite e sdrucite.

Dale a tu cuerpo alegria macarena

Si accennavano passi di danza con la macarena in loop (play e rewind col mangianastri ovviamente), goffamente, con le magliette macchiate, le ginocchia sbucciate, gli occhi opachi, le risate ebeti e bestiali.
C’era una vecchia sedia sgangherata su cui dormiva una donna altrettanto vecchia, in un angolo. Le mosche le si posavano addosso, camminandole sulla faccia e sulle labbra della bocca aperta e sdentata.
Mosche ovunque.

Dale a tu cuerpo alegria macarena

E io stavo aggrappato alla ringhiera guardando nel vuoto e volevo andare via, ma non potevo chiamare casa perchè non avevano il telefono.
C’era anzi, ma era rotto, malandato, guasto, corroso come tutto il resto.
E guardavo nel vuoto e trattenevo i conati di vomito e già vi schifavo, già vi odiavo, voi e la vostra oscena musica di merda.

Ed è carnevale dopo tanti anni e avete imparato a lavarvi i denti e a soffiarvi il naso, ma siete sempre gli stessi e io vi odio ancora. Voi e la macarena.

Eh…macarena

carnevale vomito
Ehi, mi avete fatto un po’ vomitare.

PRO Carnevale e macarena: adesso avete una scusa per fuggire lontano.
CONTRO Carnevale e macarena: ci ha fatto perdere fiducia nell’umanità.

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